“Non per noi, ma per il futuro del GOI

Non per noi, ma per il futuro del GOI

All’indomani della convocazione delle elezioni del Gran Maestro del GOI, in molti chiedono quali siano le intenzioni del “gruppo” che ha dato origine al consesso denominato Palingenesi Tradizionale.

Se il movimento è ancora attivo. Se e come ci stiamo muovendo. Se siamo intenzionati a formulare una proposta da sottoporre al corpo elettorale dell’Ordine.

Palingenesi Tradizionale non ha mai interrotto la sua azione, principalmente volta a favorire riflessioni personali e collettive, seguendo le uniche modalità che conosce, quelle iniziatiche, le quali, evidentemente, non possono essere improntate che al più fraterno rispetto di tutti.

Un rispetto rigoroso, che, in un Ordine iniziatico, presuppone l’assenza assoluta di gruppi precostituiti, ovvero “noi e loro”, ma una reale comunione di esseri che cercano di armonizzare se stessi mediante un lavoro individuale e collettivo, fatto attraverso la meditazione sui simboli/archetipi e l’azione rituale e che comprendano come le elezioni siano solamente un momento nel quale i Fratelli Maestri chiamati ad esprimere il loro voto possano e debbano scegliere coloro che dovranno guidare l’Ordine solo sulla scorta dell’apprezzamento delle capacità dei candidati e, comunque, nel più assoluto reciproco rispetto.

Se nel passato abbiamo cercato di donare i nostri modelli di comportamento alla politica profana, dobbiamo constatare che, purtroppo, recentemente sta avvenendo il contrario. Abbiamo importato all’interno dell’Istituzione alcune delle prassi meno decorose. Cosa gravissima, perché nega ogni nostro principio fondamentale.

Un iniziato non deve e non può adeguarsi. Non può e non deve rispondere in modo controiniziatico a dinamiche controiniziatiche. Smetterebbe di essere iniziato egli stesso. O, forse, significherebbe che non lo è mai stato.

Il prossimo voto di febbraio in se stesso non è la soluzione dei problemi del GOI. Soprattutto se si ripeterà una campagna elettorale condotta secondo una logica di sterile contrapposizione di fazioni, con spirito fratricida, non potrà mai essere risolutiva della crisi in cui ci troviamo. Ma, soprattutto, sarebbe per di più mortificante per chi è animato da autentico spirito iniziatico.

È pertanto necessario eliminare tutti i veleni che da ultimo sono entrati nei nostri Templi e ritrovare un’unità di azione, che ci aiuti a percorrere incessantemente la via iniziatica, individuando quanto è necessario fare, con il dovuto senno, per ottenere il giusto benefizio e giubilo.

È alla luce di queste considerazioni che a febbraio di quest’anno avevamo idealmente proposto “una Costituente per il GOI“, attraverso un documento in cui scrivemmo, fra l’altro:

Questa soluzione non può che passare attraverso il dialogo, il confronto leale e il riconoscimento reciproco delle ragioni di ciascuno, in un contesto di rispetto e volontà di ricostruzione.

Un momento di confronto aperto e costruttivo in cui ciascuno possa esprimere idee, preoccupazioni e proposte, lavorando insieme per stabilire una nuova base di intesa che ci permetta di proseguire uniti. Questo processo non dovrà essere una mera formalità, bensì un’opportunità per ripensare il nostro assetto, le nostre regole e il nostro modo di operare, con l’obiettivo di creare un Ordine più solido, più equo, più giusto e più unito.

Tertium non datur, altrimenti contribuiremo ad alimentare una situazione che ci porta ad essere la caricatura di una già di per sé scadente partitocrazia.

E, sempre a febbraio, avevamo rilanciato anche delle proposte di riforme finalizzate a superare quelle che per noi sono le cause che hanno portato all’attuale momento di crisi.

Partendo dal presupposto che l’andamento poco orientato verso la Tradizione aveva portato alla modifica di norme regolamentari che si sono rivelate poco utili.

In concreto, auspicavamo le seguenti riforme: abrogazione delle cd. “liste bloccate” per non creare una eccessiva concentrazione di potere nelle mani di un singolo gruppo e per aumentare lo spessore esoterico, intellettuale e culturale dei singoli candidati, favorendo, allo stesso tempo, la possibilità di dialogo tra “pensieri” differenti; abrogazione della cosiddetta maggioranza artificiale del 40 per cento; abrogazione del doppio mandato del Gran Maestro e riduzione della durata del mandato a tre anni, in analogia con quanto previsto per i MM.VV.; abrogazione dell’appannaggio del Gran Maestro, perché “i metalli devono rimanere fuori dal Tempio“.

Riforme regolamentari e/o costituzionali, sentite come necessarie dai Fratelli, che un Gran Maestro dovrebbe proporre anche quando non condivide.

Quindi non auspichiamo nessuna posizione precostituita, ma offriamo semplici riflessioni che possano aiutare a formulare proposte per un fraterno e doveroso confronto, un contributo per risollevare le sorti della nostra Obbedienza.

Riflessioni non dogmatiche, che debbono portare a considerare anche altre soluzioni, che possono essere altrettanto efficaci, o, cosa auspicabile, migliori.

La cosa più importante resta il confronto, fermo restando che si deve essere pronti a sostenere anche esternamente chi lavora per la unitarietà.

Le battaglie di un iniziato camminano sugli ideali, su dei valori, su una visione alta degli obiettivi per i quali si deve profondere il proprio impegno. A prescindere dagli uomini. Dovremmo essere noi funzionali ai nostri ideali, non viceversa.

Ma quello a cui Palingenesi Tradizionale non può rinunciare è l’ideale di fondo.

L’unico interesse è la rinascita della nostra Tradizione, il recupero di uno Spirito Iniziatico Autentico, cosa dalla quale nessun massone può recedere.

La vera forza è quella dei valori. Quella delle idee.

E da questo discende, secondo noi, la conseguenza che un iniziato non può fare battaglie contro. Soprattutto in un contesto iniziatico. Si cerca di arrivare ad un obiettivo, non ci interessa la contrapposizione personale.

Sono questi i principi che riteniamo fondamentali. Proprio in base a questi principi non possiamo che sottolineare la necessità di avviare un iter volto a tornare alla normalità e a far cessare logiche che non ci appartengono, ovvero le fazioni, gruppi costituiti, le dinamiche del noi e del loro o altri alibi volti a giustificare contrapposizioni prive di contenuto, soprattutto iniziatico.

Onore e dignità dipendono da come ci si batte.

Se ci si batte con dignità anche le sconfitte possono essere nobili e non è detto che, anche quando si perde, le proprie idee non siano comunque giuste.

Consapevoli anche che, spesso, mantenere la dignità nella vittoria può essere ancora più difficile.

Guidare un Ordine Iniziatico prestigioso come il GOI è un’enorme responsabilità e non è sicuramente semplice.

Così come fare il Gran Maestro non può essere una professione. Il Gran Maestro deve essere una figura ieratica, che incarna il nostro “esprit”, sia riferito alla nostra quotidianità che alla nostra ricerca interiore.

Palingenesi Tradizionale c’è e crede ancora in tutto questo.

C’è e non si tirerà indietro se ci sarà da impegnarsi per quello in cui crede e per tutti quei Fratelli che ci credono.